Il deputato 5 stelle Cappello: “Altro che Statuto e autonomia, qui si legifera solo sotto dettatura. E tra l’altro non serve nemmeno a nulla: i soldi delle tasse dei siciliani sono sempre bloccati nella capitale”
“Basta con la politica del tappetino, l’Ars non può continuare a fare il notaio di Renzi, legiferando sotto dettatura. Fra l’altro questa politica servile non è servita a nulla: i 500 milioni di euro promessi da Renzi, che tra l’altro sono nostri, continuano a non arrivare”.
Il M5S all’Ars reagisce con stizza all’ennesima fumata nera arrivata da Roma sul mezzo miliardo che avrebbe consentito di tirare una boccata di ossigeno ai Comuni e a tantissimi lavoratori dell’isola.
“Ogni scusa – dice il deputato 5stelle Francesco Cappello – è buona per sviare l’attenzione dallo scippo perpetrato dal governo nazionale alla Sicilia. L’ennesimo rinvio al mittente della legge sui liberi consorzi può avere anche questa chiave di lettura. Si preferisce intorpidire le acque e distrarre l’opinione pubblica siciliana dagli stipendi, dal pagamento dei fornitori della Regione, dal baratro nel quale si trovano tutti gli enti locali e le ex province”.
“Il denaro proveniente dal gettito Irpef ed Irap dei siciliani, a cui sono stati restituiti solo 900 milioni su 1,4 miliardi – afferma il deputato – è stato condizionato alla deliberazione delle riforme (peraltro dovute) cui questo governo e la propria maggioranza si sono sottoposti come meri esecutori della volontà di Roma. Senza peraltro cavare un ragno dal buco: prima non andavano bene le norme sulle città metropolitane, oggi, non vanno bene le norme sui liberi consorzi, con la conseguenza che i 500 milioni attesi continuano ad essere una chimera”.
“Senza considerare il paradosso – conclude Cappello – che già la legge n.15 del 2015 prevedeva esattamente ciò che lo Stato ci impone adesso con il nuovo disegno di legge esitato dalla giunta di governo il 07 giugno del 2016 e con il quale si vuole modificare la legge n.5 del 2016 che ha modificato la legge 15 del 2015 nelle parti in cui lo Stato avanza rilievi di potenziale incostituzionalità. Altro che autonomia e specialità dello Statuto. Questo parlamento è ormai il notaio di Renzi, nulla di più, nulla di meno”.