“Il Presidente Crocetta, invece di chiedere la restituzione di 7 miliardi di euro l’anno, si accorda con il premier Renzi per un’elemosina da 500 milioni di euro che tra l’altro la Regione dovrà restituire con nuovi tagli di bilancio. Si stanno per giunta rivendendo sulla stampa questa notizia come una vittoria, mentre siamo al punto più basso che la nostra Regione abbia mai toccato”. Lo dicono i portavoce siciliani M5S della Camera dei deputati.
“Persino l’assessore regionale all’Economia Baccei ci ha dato ragione, parlando all’Espresso – aggiungono – e ha ammesso le ‘due violazioni statutarie ovvero i minori incassi di Iva e Irpef valgono per la Sicilia circa 7 miliardi di imposte in meno’. Baccei è uomo molto vicino al Governo nazionale, eppure ha avuto il coraggio di ammettere che la nostra posizione è corretta. Dopo due presidenti con condanne penali, ora ne abbiamo uno che svende i crediti dei siciliani a cifre irrisorie”.
“Lo Stato, inoltre, ha sempre trasferito, di anno in anno, i fondi relativi al disposto dell’articolo 36 alla Regione Siciliana, senza mai fornire una documentazione analitica sulle risorse effettivamente incassate e da girare alla Sicilia. Ciò non permette a Palazzo D’Orleans di valutare se gli accordi pattuiti nello Statuto vengano o meno rispettati dall’altro contraente, ossia lo Stato centrale. Circonvenzione di incapace o subordinazione del Governo regionale da quello statale?”, si chiedono ironicamente gli eletti siciliani a Montecitorio del M5S.
“A un certo punto, però, la Regione Siciliana si accorge che le somme che vengono riscosse dallo Stato centrale e poi trasferite alla stessa sarebbero inferiori a quelle realmente dovute e il 5 marzo 2014 deposita in cancelleria un ricorso per legittimità costituzionale, lamentando la mancanza, rilevata anche dalla Corte dei conti, di ‘un trasparente approccio conoscitivo dei flussi finanziari derivanti dal prelievo fiscale nella Regione’. Lo statuto siciliano è ben scritto – proseguono – ma negli ultimi anni si è voluto esagerare con le interpretazioni: l’ultima sentenza della Corte costituzionale, la 207/2014, ha finalmente chiarito la questione, affermando che tutte le tasse prodotte nel territorio siciliano devono lì rimanere, nel senso che deve essere assicurato alla Regione ‘il gettito derivante dalla capacità fiscale che si manifesta nel suo territorio in ragione della residenza fiscale del soggetto produttore del reddito colpito o della collocazione nell’ambito territoriale regionale del fatto cui si collega il sorgere dell’obbligazione tributaria’”.
“Dai dati desunti dalla Relazione Tecnica al Disegno di Legge di Stabilità per l’anno 2014, per la sola Irpef, emerge, infatti, che nell’anno 2008, a fronte di una imposta netta versata sul territorio regionale pari a circa 7.279 milioni di euro, solo il 66,8% per cento affluisce nelle casse regionali, pari a 4.861 milioni di euro ovvero mancano all’appello ben 2,5 miliardi. E se venisse sommato anche il gettito Iva non trasferito alla Regione dallo Stato, il mancato incasso per la regione si attesterebbe appunto a 7-8 miliardi di euro annui. Negli anni successivi lo Stato ha restituito alla Regione un misero 66% del totale che le spettava. E nel 2009 va ancora peggio: scendiamo al 65,3%. Nel 2010 si cala ancora a 64,2% e nel 2011 al 61,4%. Di male in peggio”.
“Noi deputati del Movimento 5 Stelle abbiamo presentato numerosi emendamenti all’articolo 11 per vanificare gli effetti di questo accordo lacrime e sangue firmato da Crocetta sulle spalle dei siciliani: abbiamo trovato anche le coperture per far si che la Regione Siciliana riceva le somme realmente spettanti dagli accordi intrapresi. Faremo battaglia in aula e in commissione per far rispettare le promesse prese. Anche perché le cifre che lo Stato dovrebbe versare alla Regione sono da capogiro, ci sono anni in cui l’erosione a danno dei siciliani si attesterebbe a svariati miliardi di euro. Con queste risorse la Regione Siciliana un anno fa avrebbe potuto evitare di contrarre un mutuo lacrime e sangue da 1 miliardo di euro sulle spalle dei siciliani”, insistono gli eletti alla Camera.
In ultimo, l’appello del parlamentare regionale M5S Francesco Cappello: “L’accordo Stato Regione va soppresso immediatamente e il parlamento nazionale ha tutti gli strumenti e gli elementi per poterlo fare. Lanciamo un appello a tutti i deputati siciliani affinché facciano la loro parte alla Camera, e si uniscano ai deputati del Movimento Cinque Stelle affinché modifichino l’art. 11 del DL in discussione e rinviino ai mittenti questa scellerata decisione presa ancora una volta sulla testa dei siciliani”.
1 commento
PROPOSTA CAMBIO NOME …IL “FATTACCIO” A TUTTE L’ORE…MA COME E’ POSSIBILE UNA SIMILE ASSOCIAZIONE A DELINQUERE A TUTTI I LIVELLI …COME CASCHI …SEMPRE BENE…Max938