Arrivata la sentenza del Tar ma scatta la mozione all’Ars. La deputata Stefania Campo: “Un mega-impianto in totale contrasto con la vocazione turistica del comune di Scicli tra i siti UNESCO e sul quale pendono gravi e fondati dubbi sulla legittimità delle autorizzazioni”.
“Una pronuncia negativa che non ci fermerà. Il Movimento 5 Stelle continuerà a dare battaglia al progetto di ampliamento dell’impianto di gestione, trattamento e recupero dei rifiuti, pericolosi e non, di contrada Cuturi a Scicli”. Così la parlamentare regionale iblea del M5S Stefania Campo, commenta l’ordinanza del Tar di Catania che le scorse ore ha rigettato il ricorso del comune di Scicli contro gli atti autorizzativi dell’impianto emessi dalla Regione.
“Un mega-impianto in totale contrasto con la vocazione turistica del comune di Scicli – spiega Campo – inserita nel 2002 tra i siti tutelati dell’UNESCO e sul quale pendono gravi e fondati dubbi sulla legittimità degli atti amministrativi all’insediamento, primo fra tutti un’autorizzazione del SUAP di Scicli nonostante ben due pareri di non conformità urbanistica degli uffici comunali competenti, in quanto in netto contrasto con le attività permesse in quei luoghi destinati esclusivamente all’uso agricolo”.
“Non abbiamo nulla contro la ditta che gestisce l’impianto – continua la deputata Ars – ma sono evidenti i gravi pericoli per la salute pubblica connessi ad un impianto di una simile portata, soprattutto nell’impossibilità di effettuare concretamente i controlli necessari. Inoltre il centro abitato di Scicli è troppo vicino, non vi è la distanza minima di sicurezza”, afferma Stefania Campo, parlamentare regionale iblea del M5S, che ha presentato una mozione per chiedere al Governo Musumeci la revoca dei nuovi provvedimenti. “Stiamo inoltre parlando di un’area di un’importanza naturalistica e paesaggistica non indifferente, tanto da essere inserita, nel 2014, tra “i luoghi del cuore” dal Fondo Ambiente Italiano
Il M5S già nel 2016, con una lunga serie di accessi agli atti e studio di documenti, era riuscito a bloccare l’iter dell’ampliamento, costringendo il Governo Regionale prima a sospendere le autorizzazioni e poi a revocarle del tutto, anche per la scoperta dei gravi vizi che inficiavano la procedura. Ma anche quella volta il Tar si espresse a favore dell’impianto.
“Si è approfittato di un momento storico particolarmente delicato per la città di Scicli – spiega la consigliera comunale del M5S Concetta Morana – ovvero la mancanza di organi comunali democraticamente eletti a causa dello scioglimento per mafia e l’insediamento della commissione prefettizia per imprimere, nel 2016, una brusca accelerazione al progetto, portandolo pressoché a compimento”.
Sulla vicenda interviene anche Marialucia Lorefice, deputata uscente del M5S alla Camera: “Ancora oggi non riusciamo ad ottenere risposte chiare e soprattutto esaustive né da parte dell’assessorato regionale né da quella ministero di merito. Da tempo ci battiamo per averne e per dare riscontro ai tanti cittadini legittimamente preoccupati. Già nel lontano Aprile 2016 avevamo presentato un’interrogazione parlamentare al ministero dello sviluppo economico a mia prima firma, sono passati quasi due anni di totale silenzio. Ecco perché anche in questi giorni abbiamo fatto una richiesta d’accesso agli atti. Vogliamo visionare i documenti e fare chiarezza sui finanziamenti destinati all’ampliamento della discarica”.
“Rispettiamo l’ordinanza del Tar – afferma Giampiero Trizzino parlamentare regionale del M5S e già presidente della commissione ambiente nella scorsa legislatura – ma continueremo a percorrere ogni strada possibile per cercare di bloccare questo mega-impianto. Sarà uno dei primi argomenti che porteremo in commissione ambiente ed esorteremo l’Assessore Cordaro, anche alla luce dei nuovi sviluppi, a revocare il D.A. 330 per sopravvenuti motivi di pubblico interesse o per il mutamento della situazione di fatto non prevedibile al momento dell’adozione o anche per una nuova valutazione dell’interesse pubblico originario, così come previsto dalla legge”, conclude Trizzino.