Il deputato regionale Nuccio Di Paola interviene su due importanti opere rimaste in sospeso
“Ben vengano i 202 mila euro per il progetto esecutivo del Museo archeologico di Gela, ma il governo Musumeci non deve dimenticare che ci sono due grandi interventi in campo culturale di cui la città ha un urgente bisogno: il Museo del Mare e gli scavi archeologici nel centro della città”.
Lo dice il deputato regionale del Movimento 5 Stelle, Nuccio Di Paola.
“Lo stanziamento regionale per la progettazione esecutiva del Museo archeologico di Gela – commenta Di Paola – è senz’altro una buona notizia, perché consentirà di proseguire nell’iter per ottenere il finanziamento ministeriale da tre milioni di euro, una somma che è stata confermata anche grazie all’opera che abbiamo portato avanti a Roma, insieme al senatore Pietro Lorefice e con il direttore del Museo regionale, Ennio Turco, in sinergia con il nostro Governo del cambiamento. Resta inoltre ancora aperta la possibilità di ottenere ulteriori due milioni di euro, ricavati da economie di altri progetti, e che potranno essere destinati a questo intervento”.
“Spero però che il governo regionale – prosegue Di Paola – non dimentichi le altre due questioni aperte a Gela nel settore della valorizzazione dei beni archeologici, questioni sulle quali mi sto battendo da molti mesi con diversi atti parlamentari. Mi riferisco innanzitutto al Museo del Mare, che dovrà ospitare i relitti delle navi greche diventando un importante punto di riferimento per il turismo culturale. La vicenda giudiziaria che ha accompagnato questa struttura si è chiusa, ora è necessario confermare le somme stanziate, proseguire con l’appalto aggiudicato e dare inizio ai lavori. Su questi passaggi non abbiamo ancora riscontri”.
“L’altra questione – aggiunge Di Paola – è stata purtroppo ‘risolta’ solo in apparenza: parlo degli scavi archeologici nel centro della città, in via Bresmes, dove l’antica cisterna venuta alla luce durante i lavori alla rete idrica attende di essere ulteriormente esplorata e valorizzata, mentre al momento l’unica decisione presa è di proteggere quel che è stato rinvenuto e coprire gli scavi. Come dire che ‘è stato messo un tappo’, senza che il sito possa diventare fruibile. Una ferita aperta, che non vogliamo venga dimenticata”, conclude Di Paola.
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