“Questa settimana è approdata in commissione territorio e ambiente dell’ARS la riforma sulla nuova legge urbanistica che vede, tra i vari testi da esaminare, anche il disegno di legge che prevede l’arresto del consumo di suolo e per il riuso dei suoli urbanizzati di cui sono prima firmataria. La legge propone adeguati provvedimenti affinché non si continui a consumare suolo, non si abbandonino immobili pubblici e privati, e si utilizzi l’immenso patrimonio immobiliare inutilizzato e in stato di abbandono, incluso quello sequestrato o confiscato alle mafie. Auspico che questa riforma possa finalmente dare un indirizzo preciso e un’inversione di tendenza, al dibattito sulla variante al PRG in zona agricola, a Ragusa, per la costruzione di 11 strutture alberghiere”. A dichiararlo è la deputata ragusana del Movimento 5 Stelle all’Ars Stefania Campo a proposito della norma regionale sul consumo di suolo pubblico che avrebbe dirette influenze nel Ragusano. “Trovo profondamente sbagliato – spiega Campo – costruire nuove strutture ricettive quando invece sono tantissime quelle esistenti che vanno riqualificate e riportate a nuova vita. Se la Sicilia si fosse dotata, già nel passato, di una opportuna legislazione sulla rigenerazione urbana dei centri storici, sul recupero dei borghi rurali e dei grandi immobili pubblici e privati, sulla riqualificazione dei siti di archeologia industriale (ad esempio la Fornace Penna a Sampieri) – prosegue la portavoce del M5s – sull’auto-recupero degli immobili non di pregio, sul sostegno alle cooperative di quartiere e su decine di altre innovative, e ragionevoli, forme di moderna urbanizzazione, oggi non staremmo ancora, fra noi, a discutere, riflettere e confrontarci, sul si o sul no alle undici strutture alberghiere ‘pensate’ nel 2010, ma saremmo fattivamente al lavoro per trasformare il centro storico di Ragusa superiore in un grande tessuto di ricezione turistica organizzata e le nostre case di contrada in un patrimonio ‘a rete’ ancor più invidiato da tutte le altre province siciliane. Siamo qua ancora a discutere di una delibera, già anacronistica quando fu siglata nel 2010, dalla giunta di allora, quando si dava per certa e assodata una forte crescita dei flussi di un turismo essenzialmente di massa. D’altronde, non bisogna dimenticare che, più o meno, le stesse dinamiche ‘pseudo-politiche’ furono alla base dei Peep, piani di edilizia economica e popolare. Si partì da una visione distorta, se non drogata, di una imminente e straordinaria crescita demografica, mentre le analisi reali di quegli anni davano per accertata una situazione quasi opposta, e oggi come è andata a finire quella vicenda è proprio sotto gli occhi di tutti noi: residenti trasferiti, alcuni dicono ‘deportati’, dal centro in periferia, la città con il più alto numero di immobili sfitti nell’intera regione, interi pezzi di quartiere abbandonati in centro, grandi proprietà immobiliari, inutilizzate e mummificate da anni. Quello a cui abbiamo assistito, in questi dieci lunghi anni di iter amministrativo sulle strutture alberghiere che mancavano, è stato paradossalmente un vero e proprio boom dell’accoglienza diffusa, su tutto il territorio urbano ed extraurbano, nei centri storici e nelle zone più attraenti della nostra campagna. Tutto ciò è avvenuto senza grave impatto ambientale e in grande armonia con le caratteristiche preminenti del nostro tessuto sociale e urbano”.
“Affidare tutta la responsabilità ai sindaci non è la soluzione, la regione intervenga subito a supporto delle amministrazioni locali. Proprio in questo senso – dice ancora Stefania Campo – sono stati approntati buona parte dei disegni di legge che ho presentato come prima firmataria in quest’ultimo anno: “Valorizzazione del patrimonio immobiliare dei centri storici attraverso cooperative di auto-recupero e autoriparazione”, “Disposizioni per il recupero del patrimonio edilizio esistente situato nei territori e nei borghi rurali”, “Valorizzazione del patrimonio di archeologia industriale presente sul territorio regionale” e “Norme per l’arresto del consumo di suolo e per il riuso dei suoli urbanizzati”. Benissimo si fa quando si riporta alla memoria la tristissima vicenda, di oltre vent’anni fa, delle strutture ricettive al servizio del traffico veicolare: casermoni fatiscenti rimasti incompleti, abbandonati, in degrado costante. Oppure quando si mette in evidenza che le presenze nel principale resort della nostra zona, il Club Med, sono calate di circa il 50%. E, chiaramente, si potrebbe continuare citando la situazione in cui versa attualmente il Donnafugata Resort, che dopo aver aggredito uno splendido territorio ad altissima valenza naturalistica e aver creato pericolo alle risorse idriche necessarie agli agricoltori della zona, si ritrova chiuso come una piramide inaccessibile. E come dimenticare le strutture scheletriche Valtur rimaste abbandonate sulla costa a Passo Marinaro e le tante altre, che sono state costruite in maniera avventata e subito dopo lasciate sbriciolare per incapacità imprenditoriale o perché non erano null’altro che iniziative di carattere speculativo, se non addirittura di peggio? Si parla tanto di incompiute, centinaia di immobili sparsi dei quali noi del M5S abbiamo stilato un report dettagliato, molte di queste opere che sono situate in zone strategiche della città e per le quali si potrebbe rivedere la destinazione d’uso e riqualificarle proprio come strutture ricettive. L’ineluttabile dovere politico e istituzionale di tutelare non solo l’ambiente in senso generale e il suolo ancora non cementificato, ma anche il patrimonio paesaggistico in sé e l’insieme del contesto culturale, sociale e artistico che caratterizzano, come un marchio indelebile, la riconoscibilità della nostra offerta e il plus-valore che l’area barocca, oramai, esprime con forza sui mercati internazionali del turismo e soprattutto puntare sulla valorizzazione degli immobili di pregio culturale senza aspettare che gli stessi crollino crollino, come sta succedendo per esempio alla fornace Penna a Sampieri o a villa Moltisanti a Ragusa, già di proprietà del pubblico. Questo patrimonio con una riqualificazione potrebbe rappresentare il nostro valore aggiunto all’offerta turistica, invidiato da tutto il mondo perché unico” – conclude Stefania Campo.