“La chiusura dell’albo dei formatori in Sicilia sia il punto di partenza per garantire a questi lavoratori delle certezze sul futuro occupazionale dopo anni di scaricabarile da parte della politica. Occorre però vederci chiaro ed è per questo che chiedo formalmente all’assessore regionale Lagalla il numero complessivo dei soggetti richiedenti la conferma dell’iscrizione all’albo, il numero degli operatori degli ex sportelli multifunzionali che hanno presentato richiesta, il numero dei soggetti richiedenti già titolari di trattamenti pensionistici e l’elenco complessivo dei richiedenti suddiviso per fasce d’età”.
A dichiararlo è il deputato regionale del Movimento 5 Stelle Nuccio Di Paola che, dopo aver incontrato una rappresentanza di lavoratori della formazione professionale in Sicilia, insieme alla collega Jose Marano, ha depositato una richiesta di accesso agli atti all’assessorato regionale alla formazione sulla Procedura per la conferma dell’iscrizione all’albo di cui all’articolo 14 della legge regionale n. 24/1976.
“Vogliamo sapere – spiegano i deputati – perché sono necessarie a una stima realistica del numero dei richiedenti l’iscrizione perché questi vivono condizioni differenti e, conseguentemente, possono avere esigenze o prospettive di ricollocazione differenti. Siamo al fianco dei lavoratori e vogliamo vederci chiaro quanto loro – sottolineano Di Paola e Marano. Per questa ragione continuiamo a fare fiato sul collo alla Regione fino a quando non sarà operativo il fondo di garanzia che noi stessi abbiamo voluto che si rimpinguasse nella recente finanziaria del COVID -19 con 15 milioni di euro grazie ai quali saranno pagati gli arretrati ai formatori. E’ indispensabile che la Regione provveda quanto prima (o comunque dia tempi certi) anche all’erogazione di quanto dovuto in relazione agli anni passati e non ancora corrisposto ai lavoratori. Come purtroppo sanno gli operatori infatti, non godendo di cassa integrazione, potranno ottenere il ristoro per i periodi di inattività grazie a questo fondo che dovrà coprire gli anni 2012, 2014, 2015 e 2016. I lavoratori non siano schiavi degli umori della politica” – concludono i deputati.