I deputati De Luca e Schillaci a margine dell’audizione del dirigente Pupillo in Antimafia: “E’ lì che si annida la corruzione. Audizione secretata di Pupillo nel 2017 da parte dell’allora presidente Musumeci è preoccupante”.
“La situazione degli appalti nella nostra Regione può di buon grado essere definita una vera e propria Consip in salsa siciliana. L’audizione di Vincenzo Pupillo da noi fortemente voluta in Commissione Antimafia svela una situazione tutt’altro che rosea sull’impiego del denaro pubblico negli appalti siciliani. E’ fin troppo evidente che il sistema appalti in Sicilia non funziona e le recenti inchieste sulla sanità ne sono la dimostrazione. La cosa grave però è che i soggetti finiti sotto la lente d’ingrandimento della magistratura, sono stati nominati dal presidente Musumeci che oggi invece, continua a non mostrare imbarazzo alcuno. L’Audizione secretata di Pupillo nel 2017 da parte dell’allora presidente Musumeci è preoccupante”.
A dichiararlo sono i deputati della Commissione Antimafia all’Ars Antonio De Luca e Roberta Schillaci a margine dell’audizione del direttore dell’Istituto autonomo case popolari di Palermo Vincenzo Pupillo che in passato, dirigeva la vigilanza sugli appalti per lavori e servizi alla pubblica amministrazione. L’audizione è stata voluta proprio dai deputati regionali del M5S.
“Vincenzo Pupillo – spiegano i deputati – dirigeva la vigilanza sugli appalti per lavori e servizi alla pubblica amministrazione e aveva proposto soluzioni efficaci per ridurre la corruzione negli appalti e per monitorare in maniera efficace e sistematica quelli che presentano criticità. Nel 2017 venne audito in commissione antimafia presieduta da Nello Musumeci. Oggetto di quella audizione erano anche le vicende che riguardavano Candela e Damiani, oggi coinvolti nell’inchiesta ‘sorella sanità’. Tale seduta fu secretata nonostante Pupillo, avrebbe dichiarato che non era necessario farlo. Successivamente Pupillo sarebbe stato sollevato dall’incarico che rivestiva e nominato responsabile del prezziario dei lavori pubblici. Quello che emerge dai dati che Pupillo ha reso noti è l’andamento del settore dei contratti pubblici per lavori, servizi e forniture dal 2011 al 2017. In sostanza in Sicilia la percentuale degli importi dei lavori pubblici è passata dal 27,58% per i lavori e il 22,46 % per i servizi del 2011 alla netta totale inversione della spesa che è scesa al solo 8,50 percento per lavori ai quasi 70% per le forniture. Un dato che segna il crollo verticale dei lavori e la crescita esponenziale degli appalti per servizi e forniture. E’ lì che si annida la corruzione ed è lì dove la politica aveva e ha il dovere di intervenire. Inoltre nel 2015 la Regione volle collocare la CUC, la Centrale Unica di Committenza, stranamente presso il dipartimento al Bilancio affidandone la direzione a un manager esterno quando la Regione siciliana ha tantissimi dirigenti che avrebbero potuto rivestire quel ruolo”.
“Peccato – proseguono i deputati – che è proprio la politica la vera responsabile di questo sistema opaco: Nel 2012 un decreto dell’allora presidente della Regione Raffaele Lombardo, ha modificato il sistema degli appalti. Fino al 2011 infatti la stazione appaltante nominava solo il presidente mentre i componenti della Commissione per l’aggiudicazione degli appalti di servizi, forniture e lavori, erano scelti nell’ambito di un albo indipendente e costituito. Nella modifica invece la stazione appaltante sceglie tutta la commissione. Non è un caso infatti che appena pochi mesi dopo quella modifica, venne bandita la famigerata maxi gara sulle forniture dei pannoloni negli ospedali siciliani. Sarebbe auspicabile nell’interesse dei siciliani che, Musumeci si assumesse la responsabilità politica di queste nomine quantomeno imbarazzanti e che come governatore dell’Isola mettesse fine a questa mangiatoia sugli appalti andando a modificare la norma, tanto più che aveva raccolto le preoccupazioni e le proposte di Pupillo durante l’audizione del 2017. Peccato che di quella audizione – concludono i deputati Antimafia per l’M5S all’Ars – non v’è più traccia neanche negli atti interni dell’Ars”.