“Il governo regionale lavori strenuamente per consentire la riapertura della pozza dei fanghi di Vulcano, attrazione delle Eolie di cui da tempo è stata disposta la chiusura da parte della Procura della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto per presunti illeciti edilizi e per i quali è aperto un procedimento dinanzi al tribunale della città del Messinese. Ci sono molti aspetti che vanno chiariti, ma non ne facciano le spese i residenti ed i turisti”.
A dichiararlo è la deputata regionale del Movimento 5 Stelle Roberta Schillaci che, dopo una minuziosa operazione di ricostruzione dei fatti, ed una audizione in III Commissione all’Ars, incalza attraverso una interrogazione il governo Schifani ad un impegno concreto per consentire la riapertura del sito.
“La vicenda – spiega Schillaci – prende le mosse dalla seconda metà degli anni ‘90 quando l’area, aperta da anni immemorabili all’uso pubblico, viene acquisita dalla Società Geoterme Srl che ottiene dalla Regione Siciliana un permesso di ricerca per delle trivellazioni e successivamente una concessione mineraria subordinata alla realizzazione di un impianto termale. Impianto termale mai realizzato dalla società che invece finisce con il recintare l’intero fondo nonostante le prescrizioni del Comune di Lipari, che acconsentiva alla recinzione ‘a condizione che l’accesso pedonale alla spiaggia delle acque calde e della pozza dei fanghi fosse lasciato libero nella collocazione in atto esistente’ e che fosse applicata una contribuzione volontaria, frutto di un parere tecnico legale richiesto dall’ente locale stesso. La società Geoterme, nonostante le intimazioni e diffide da parte del Comune di Lipari, ha continuato per anni ad imporre un biglietto di ingresso a residenti e turisti che hanno negli anni hanno puntualmente denunciato le limitazioni dei propri diritti”.
“Tale lesione – prosegue la deputata – sembrerebbe confermata dagli atti del distretto minerario Servizio 6 del Dipartimento Energia, che a seguito di verifiche avvenute soltanto nel 2018, ha accertato che la Geoterme Vulcano s.r.l., negli anni, abbia violato il diritto di uso civico esistente ed abbia progressivamente ostacolato l’accesso e la fruizione del sito. Inoltre, pare che la società anziché sfruttare le risorse minerarie indicate nel titolo concessorio, di fatto abbia indebitamente sfruttato, a fini commerciali, i fanghi della pozza non oggetto di concessione. A distanza di 14 anni, l’Assessorato dell’Energia e dei Servizi di Pubblica Utilità, nonostante le numerose e ripetute segnalazioni ed esposti formalizzati dai cittadini nel tempoi, ha avviato un procedimento di revoca della concessione che è stato successivamente archiviato, nonostante l’accertamento di numerose irregolarità. Ci chiediamo come mai il distretto minerario e il dipartimento energia abbiano aspettato così tanto tempo per avviare i controlli e le verifiche necessarie sul rispetto della concessione ai sensi della l.r. n. 35/60, art.2. Oggi, il sequestro del sito sta privando la pubblica fruizione di un bene davvero strategico per un intero territorio. Occorre, quindi, dipanare la complicata vicenda e trovare soluzioni, anche attraverso un diverso affidamento, per poter finalmente restituire il bene alla collettività, bene che, se adeguatamente e correttamente valorizzato, rappresenta uno strumento di sviluppo economico non solo dell’Isola di Vulcano ma dell’intero Arcipelago Eoliano” – conclude la Schillaci.