Ieri sera, 4 giugno 2013, si è tenuta l’Assemblea Pubblica che ha ospitato il dibattito fra i candidati a Sindaco per le prossime Elezioni Amministrative. L’evento, concordato nei modi e nei tempi da tutti e cinque i candidati (Carmelo Petralia, Giuseppe Glorioso, Antonio Bonanno, Flavia Cantarella e Pietro Manna) ha visto la partecipazione di tre candidati su cinque. Giuseppe Glorioso e Antonio Bonanno, infatti, si sono sottratti al confronto con dei comunicati inviati, rispettivamente, poco prima e subito dopo l’inizio dell’incontro.
Con questo gesto, i candidati Glorioso e Bonanno hanno dimostrato il loro senso di democrazia e trasparenza, ma soprattutto hanno dato prova del loro senso di responsabilità. Sottoscrivere la partecipazione, firmare un impegno con altre forze politiche e coi cittadini per poi disattenderlo, è un atteggiamento da irresponsabili che la dice lunga sulla serietà di chi ambisce a ricoprire il ruolo di primo cittadino.
L’assemblea nasceva dall’invito del MoVimento 5 Stelle Biancavilla a realizzare un incontro pubblico senza intermediari (testate giornalistiche o emittenti televisive) per ritrovare la dimensione originaria della politica, ridando importanza al confronto diretto con la cittadinanza. Il format prevedeva una prima fase di presentazione e raccolta delle domande per iscritto (cinque persone avrebbero dovuto assolvere a questo compito, uno per schieramento al fine di garantire l’imparzialità). Le domande inserite in un’urna andavano estratte a sorte e poste a tutti i candidati da un moderatore super-partes, scelto il giorno prima dell’incontro nella figura di Dino Sangiorgio, dopo il no di quasi tutti i giornalisti biancavillesi. Tale scelta, è stata comunicata al candidato Glorioso la mattina del 4 Giugno.
Glorioso, pertanto, dichiarando nel suo comunicato che la figura del moderatore era stata sostituita “unilateralmente” senza preavviso dichiara il falso. Si tratta di una scusa inconsistente e falsa che tradisce una paura – peraltro comprensibile – di confrontarsi con la cittadinanza. Dev’essere una brutta sensazione temere i cittadini che si amministrano e le loro semplici domande. Ci rendiamo conto che, per qualcuno, trovarsi a diretto contatto con i propri concittadini, più che rappresentare la massima espressione di libertà e democrazia, può diventare un incubo.
Il candidato Bonanno, dal canto suo, imita Glorioso adducendo un pretesto futile e ingiustificato, ovvero l’assenza di Glorioso non avrebbe garantito un’equa partecipazione a tutti. Inutile dirlo, nessuno dei due ha avuto la dignità minima per presentarsi come “spettatore non partecipante” ad un evento così importante per la vita della città che intendono amministrare.
Forse, i due candidati, troppo avvezzi ad una politica fatta di intrighi e sotterfugi, temevano potesse trattarsi di una “trappola politica” ordita dal moVimento 5 Stelle, non riuscendo essi a concepire come possa esistere un’assemblea di persone realmente libere da pressioni e coercizioni di alcun tipo. L’incontro, sentito e partecipato, si è svolto infatti in piena armonia e nel pieno rispetto reciproco, sotto gli occhi increduli di quanti – da parte di schieramenti facenti capo a Glorioso e Bonanno – si aspettavano di trovarvi una caotica bolgia.
Oppure, evidentemente, entrambi hanno davvero poco bisogno di incontrare i loro concittadini, probabilmente perché i giochi, quelli veri, si stanno svolgendo da tutt’altra parte e in tutt’altra maniera. E’ inutile correre rischi nella piazza, meglio ricorrere alla cara, vecchia e sporca politica. Ci riferiamo alle candidature civetta che blindano i voti di intere famiglie, al porta a porta massiccio, alle candidature di gente in quanto portatrice di pacchetti di voti pur essendo imputata, alle intimidazioni indirette di licenziamento, alle chiamate telefoniche ad personam, alle promesse di un lavoro migliore ed altro ancora. Questo volgare baratto, loro lo chiamano politica.
E proprio questa era l’aria che si respirava in piazza Roma ieri sera: tanta gente ha seguito l’incontro, molti però hanno guardato con freddezza (quasi comandata) a questo evento, chiudendosi nei silenzi omertosi di chi sa che tutto è già stato deciso. Molti conoscevano da tempo la volontà di boicottare l’evento, eppure non dicevano nulla. Anche le TV locali, formalmente invitate, hanno rifiutato di documentare il confronto.
Allora ci chiediamo: che senso ha scendere in piazza, mobilitarsi contro tutti per riportare la politica fra la gente, quando è proprio la gente che in larga parte la rigetta? Che senso ha incitare i propri concittadini ad esercitare liberamente il loro voto, quando sono proprio loro i responsabili che avallano la dietrologia dei palazzi? Sono loro infatti che accettano con omertà di essere ignorati dagli amministratori, che non si indignano se chi li governa decide a loro insaputa nelle stanze del potere; loro accettano muti lo smercio della loro libertà, umiliandosi a capo chino mentre ti chiedono il voto per un parente. E’ inutile scandalizzarsi per chi pratica il voto di scambio quando la maggioranza delle persone trova normale ricevere un favore per il voto dato, anzi si aspetta e pretende il favore. Un do ut des dal sapore mafioso che si esercita, indisturbato, sotto gli occhi indifferenti della gente.
L’evento di ieri ha rappresentato un’assoluta novità. Biancavilla ha vissuto per la prima volta nella sua storia politica un vero confronto fra i cittadini e gli aspiranti amministratori. Ieri, in piazza Roma, in mezzo al tanfo dell’indifferenza, per la prima volta si è respirata aria di democrazia. Purtroppo, i biancavillesi si dimostrano ancora una volta impreparati ad esercitare il diritto di voto, impreparati e incolti a comprendere le basilari logiche democratiche. E ancora una volta, quando la democrazia chiama, Biancavilla non risponde.