(A cura di Simone Luca Reale) Pierluigi Bersani dal palco della festa Pd a Reggio Emilia ha lanciato un durissimo attacco contro il MoVimento 5 Stelle definendo noi cittadini attivisti, “fascisti del web”.
Noi crediamo che sia necessaria qualche considerazione in merito alla strategia politica, perché è di questo che si tratta, utilizzata dal leader Pd.
Innanzitutto dobbiamo far notare come in passato questo metodo di definire coloro che dissentivano, coloro che criticavano la linea “ufficiale”, fascisti, è stata ampiamente usata e abusata anche nei confronti di personaggi che in realtà rappresentavano l’anima più nobile e intellettualmente onesta del Partito Comunista.
A questo proposito riprendiamo le parole di Giorgio Cremaschi, leader della Fiom, il quale ha dichiarato ad affaritaliani.it: “Bersani ha torto marcio. La sua è un’affermazione completamente senza senso ed è il segno di una crisi evidente del Pd”. Aggiungendo: “Sia il quotidiano la Repubblica sia il leader democratico hanno dichiarato la fine del socialismo reale, della pianificazione economica e del comunismo ma si sono tenuti stretti il linguaggio stalinista, ovvero di chi accusa di essere fascista chi non è d’accordo con loro”.
A quanto detto va doverosamente aggiunta una riflessione che riguarda la metamorfosi politica e comunicativa che sta riguardando il centro-sinistra italiano e in special modo il Pd.
Da qualche anno stiamo assistendo a quella che può essere definita la “berlusconizzazione del Pd” e cioè la tattica di rispondere alle critiche non nel merito, ma attraverso la delegittimazione di coloro che esprimono tali critiche. Berlusconi per anni ha usato definire tutti quelli che si opponevano al suo vuoto e disastroso modo di fare politica, comunisti. Ed oggi assistiamo all’adozione del medesimo metodo da parte di chi, a parole si definiva alternativo a quella destra e alla sua politica, ma che nei fatti ha avallato anni e anni di inconcludenza e pochezza di metodo.
Sorprende oggi vedere Bersani lanciare un affondo contro noi cittadini attivisti del MoVimento 5 Stelle e riscuotere anche degli applausi da una platea che storicamente veniva definita pensante e consapevole.
Bersani ci chiama fascisti del web e inconsapevoli.
Noi vogliamo dire a Bersani che siamo molto più consapevoli di quanto creda lui. Vogliamo dire a Bersani che lui da quel palco ha insultato migliaia e migliaia di attivisti che portano avanti ogni giorno, con impegno e dedizione, temi che una volta erano cari a quella che si definiva sinistra.
Vogliamo dire a Bersani che noi glielo diciamo in faccia.
Se Berlusconi e la destra sono i maggiori artefici dell’attuale sfascio socio-economico di questo paese, voi, classe dirigente e politica di quello che si autodefinisce centro-sinistra, siete colpevoli almeno quanto loro.
Colpevoli di non aver saputo rappresentare una valida alternativa a quel sistema marcio; colpevoli di aver tentato in tutti i modi, fino a riuscirvi, di omologarvi ad esso, e quindi, artefici, complici e supremi garanti dello stesso.
Colpevoli di non aver saputo e di non saper incarnare quel cambiamento di cui la società aveva ed ha di bisogno.
Per questo consapevolmente abbiamo deciso di abbandonare al proprio destino questa classe politica. Una classe politica che giornalmente si riempie la bocca con la parola giovani ma che in realtà dei giovani se ne frega. Se ne frega chiudendo le porte dei partiti in nome di un clientelismo malato e se ne frega dal punto di vista socio-economico avallando proposte governative che hanno portato la nostra generazione ad essere una generazione di zombie. Si, perché gli zombie siamo noi, siamo noi che oggi, nonostante tanti sacrifici, ci troviamo a brancolare nel mondo dell’inoccupazione e del lavoro precario senza reali opportunità che ci consentano di costruirci un futuro perché voi che siedete in Parlamento, da più di un ventennio, siete stati incapaci di combattere gli interessi precostituiti ed anzi non avete fatto altro che rafforzarli.
Un Establishment che da anni sta disonorando una tradizione politica piegando il pensiero, le idee e i contenuti alle logiche elettorali. Una classe dirigente e politica gerontocratica e priva di una visione di lungo termine in grado di attuare un progetto che consenta di rilanciare il nostro paese.
Per cui, oggi Pierluigi Bersani ci chiama fascisti del web perché noi abbiamo detto basta. Perché noi, perché i cittadini, hanno deciso di prendere in mano il proprio futuro e di finirla con la politica della delega ad occhi chiusi.
Siamo di fronte ad un Partito Democratico che per anni si è riempito la bocca anche con la parola legalità e lotta alla mafia ma che oggi non spende un parola a sostegno delle procure antimafia siciliane impegnate in una battaglia di verità storica.
Se quelli di circa un anno fa erano, agli occhi di molti osservatori politici, gli ultimi violenti colpi di coda del berlusconismo, oggi, analogamente, gli attacchi del Pd ci sembrano gli ultimi colpi di coda di un partito che di sinistra ha ben poco. Un partito che è stato ed è parte integrante di un sistema autoreferenziale e volto a garantire solo ed esclusivamente se stesso.
Un partito che per molti doveva essere l’erede diretto del partito che fu di Pio La Torre, morto per essersi battuto senza se e senza ma alla mafia, ma che oggi in Sicilia sceglie di allearsi con il partito che fu di Cuffaro. Infatti, per quanto oggi l’onorevole Crocetta si sforzi, con acrobazie dialettiche e psicologiche per porsi come il candidato della società civile, su di esso e sulla sua candidatura pesa e peserà questa alleanza con l’Udc.
A ciò va aggiunto che il Pd è il partito che per circa due anni ha scelto di governare con Raffaele Lombardo, persona su cui pesa una richiesta di rinvio a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa e reato elettorale.
Dobbiamo quindi giungere alla conclusione che oggi Pierluigi Bersani sceglie di definire noi attivisti del MoVimento 5 Stelle, fascisti, per confondere l’elettorato e perché non ha proposte concrete attraverso le quali possa rilanciare il nostro paese. Sceglie di definirci fascisti perché critichiamo aspramente e duramente le scelte del partito di cui lui è segretario.
Ci chiama fascisti perché abbiamo detto basta e rappresentiamo l’unica reale alternativa ad un sistema marcio basato sul clientelismo e sull’inefficienza suprema causa, come già detto, dell’attuale sfascio socio-economico della Sicilia e dell’Italia intera.
Un sistema che il Pd ha attivamente contribuito a generare.
Per cui, noi, antifascisti per formazione e per convinzione, andiamo avanti con il solito impegno proponendo soluzioni alternative che mirano a tirar fuori il paese dal guado in cui è stato fatto sprofondare da questo establishment politico-economico.
Andiamo avanti tenendo bene in mente le parole di Pierpaolo Pasolini: “Come sempre ambiguo. Io conduco una guerra su due fronti, contro la piccola borghesia e contro quel suo specchio che è certo conformismo di sinistra. E così scontento tutti, mi inimico tutti, sono costretto a tenere relazioni complicatissime, fatte di spiegazioni continue“.